sabato 7 aprile 2012

Anche una mosca blu, se si posa sulla coda di un buon cavallo, può viaggiare diecimila miglia

"La mia tendenza prima di conoscere il Buddismo era ritenermi 'sbagliata' in qualsiasi situazione. Forse anche perché ho una sorella gemella e per mia madre, il più delle volte, io ero la parte in ombra e lei quella illuminata. A quel tempo il mio problema maggiore si chiamava anoressia e bulimia, e tutti i pensieri, 24 ore su 24, erano concentrati su un’unica cosa: come evitare di mangiare. In compenso avevo una fame spropositata, ma evitavo anche la più piccola briciola per paura di non riuscire più a smettere di ingurgitare cibo. Avevo lo stesso atteggiamento anche nelle relazioni affettive: evitavo di desiderare l’amore per paura di non riuscire a tollerare un rifiuto. Quando Antonella mi parlò di Nam-myoho-renge-kyo cominciai a praticare, senza farmi molte domande. Dacché passavo le giornate a controllare la vita, come le calorie, nei minimi dettagli, pian piano cominciai a partecipare alle riunioni, e siccome si tenevano di mattina, perché era il gruppo di chi lavorava di sera, la giornata prendeva una piega insperata. (...) Volevo star bene e volevo farlo insieme agli altri, mentre fino ad allora mi ero costruita una gabbia protettiva da cui non riuscivo più a uscire".